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sabato 10 novembre 2012

La favola del condottiero chiamato dall'imperatore a risanare le finanze e che finì tradito e abbandonato

 
La favola del condottiero chiamato dall'imperatore a risanare le finanze e che finì, dopo numerosi scontri con i generali dell'eseercito, tradito e abbandonato. Vi ricorda qualcuno?Un giorno dei tempi lontani l’Imperatore di un regno decise di dare un forte segnale al suo popolo, attorniato dai suoi fedeli cercò di trovare la soluzione per non sperperare il denaro dei cittadini ignari. Si ripromise di diminuire i costi della sanità del suo regno, costi che ormai fuori controllo avrebbero portato sicuramente al collasso l’Impero. Confidò in un Generale con la fama di grande condottiero, capace in strategia e colmo di buonsenso. Appena arrivato, il Generale cominciò a studiare la grave situazione, l’arduo compito non lo spaventò ed il suo passato da condottiero gli diede la forza per credere in una svolta, volle subito sapere chi aveva come alleato in questa dura avventura, l’Imperatore appoggiò subito le scelte anche se drastiche, ma che con il tempo avrebbero portato benefici al popolo. Anche i regnanti dei piccoli feudi si dissero d’accordo, fino a quando non furono chieste rinunce e sacrifici, a quel punto ogni piccolo Principe guardava solo più il proprio interesse e con inganni e sotterfugi cercava di alterare i piani programmati in precedenza, il tutto per non perdere il proprio trono.
umberto marabese

Per le finanze del regno la parte assegnata al Generale era la più importante ed è per questo che gli altri Generali con uomini e forze minori cominciarono a veder male il nuovo arrivato, lo vedevano come un ostacolo ai loro modi di pensare ed ai movimenti delle loro truppe. Il Generale veniva dipinto come un comandante burbero ed autoritario, ma chi lo conosceva bene sapeva che invece era una persona calma e leale, che sapeva ascoltare consigli veri, cosa che nell’ambiente dov’era capitato non si usava. Riunito il Gran Consiglio, con da una parte l’Imperatore ed i colleghi Generali e dall’altra i Capi dei territori confinanti, il Generale illustrò le sue intenzioni, i piani strategici da seguire senza sfociare in una guerra, cercò il dialogo ed ascoltò i pareri per non recare danni a nessuno e soddisfare le esigenze di tutti i popoli. Subito la cosa sembrava andata a buon fine, ma ad ogni reale azione descritta ed approvata in precedenza trovava subito qualcuno che si opponeva.Continuò con grande fatica e perdita di tempo prezioso a spiegare ed a ripetere i piani senza riuscire a convincere i vari Principi della buona riuscita del piano, senza esiti, anzi creò astio anche tra i Generali suoi colleghi, che, collegati ai vari feudi, decisero di contrastare le scelte a discapito dell’integrità di tutto l’Impero e dell’Imperatore. Ad un certo punto, cosa veramente strana, il Generale trovava appoggiate le scelte da parte di Regnanti dei vari Imperi confinanti e non dai suoi alleati (se così si potevano definire). Allora volle dare un segnale di onestà e trasparenza, prese tutte le informazioni che fino a quel giorno non erano chiare al popolo e le divulgò in esternazioni forti ma sincere, fu allora che la collera di chi aveva governato in precedenza non controllando gli sprechi venne fuori: fulmini e saette colpirono i messaggeri con notizie false e tendenziose sul conto del Generale e informarono i cittadini nelle pubbliche piazze, manifestazioni e paure per le strade, terrore e sconforto del popolo che credeva di essere depredato dai poteri dell’Impero. Il Generale ormai solo si trovò così al fronte, in prima linea, a dover combattere da una parte contro gli eserciti nemici e alle spalle contro i traditori infiltrati nelle retrovie del suo esercito. La massima di questa storia è: “neanche il più grande condottiero può vincere una battaglia se chi lo colpisce alle spalle è un suo alleato”. Ma non finisce qui…
 

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