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venerdì 8 giugno 2012

Il tracollo epocale e globale del Vaticano ......

.........e la CEI non obbliga i vescovi a denunciare i preti pedofili.

 di Nadia Marabese
La Chiesa decide che non c’è obbligo per i vescovi di denunciare i preti pedofili, cioè… liberi tutti! La Cei (Conferenza Episcopale Italiana) nelle sue linee guida per i vescovi quando tratta degli abusi sui minori non ha inserito l’obbligo di denunciare i preti pedofili.
La motivazione ufficiale, diciamo la giustificazione è di tipo burocratico: la circolare della Congregazione per la Dottrina della Fede impone conformità tra le linee guida ecclesiali e la legislazione civile concorrente.
La legge italiana rende obbligatoria la denuncia soltanto per <… i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio (art 357-358 cp.) nell’esercizio delle loro funzioni o per i reati di cui vengono a conoscenza in ragione dell’esercizio che essi svolgono>.
I vescovi non sono pubblici ufficiali né ricevono informazioni in ragione del loro essere superiori gerarchici dei singoli preti, e quindi per l’agile coscienza dei redattori della Circolare-Guida non sono tenuti alla denuncia di alcun reato, abusi sessuali compresi
. Ancora una volta sul suolo italiano Stato e Chiesa, invece di evolvere e guardare avanti, magari esortarsi a vicenda a migliorare, rendendo più nette le leggi su una tematica orribile come quella dell’abuso sui bambini, fanno a gara a chi retrocede culturalmente di più.
Nella Chiesa d’Irlanda, travolta dalla pedofilia del clero, i vescovi hanno inserito l’obbligo tassativo di denuncia nelle loro linee guida, testimoniando nei fatti che anche nella chiesa c’è il libero arbitrio. Certamente che c’è ! E liberamente l’episcopato italiano ha ritenuto di non avere gli stessi obblighi morali solo perché ritiene di non avere gli stessi problemi. D’altro canto essi sostengono che dal 2000 ad oggi sono soltanto 135 i casi di abusi commessi da preti contro le centinaia di violenze perpetrate in Irlanda. Soltanto ? E poi 135, i casi di abuso commessi o scoperti? Cari vescovi è ingenuità o collusione?

In questo momento di cedimento epocale, laddove l’autorità morale del Vaticano difficilmente riesce appena a superare i confini italiani e non oltrepassa quelli europei, com’è possibile che, almeno a livello gestionale la Chiesa cattolica non riesca a rispondere alle minime esigenze etiche.
La notizia è tra le tante, tutte gravi che raccontano uno spaccato agghiacciante del mondo della Chiesa: da un lato lotte interne, degne del medioevo, lotte di potere e denaro, con spie, tradimenti, lettere segrete. Dall’altro si riprende a parlare di scandali forse legati a bande malavitose, rapimenti e  ancora a pedofilia, come nel caso ancora aperto di Emanuela Orlandi ..
Le parole dette dal Papa a Milano a sostegno della unicità della famiglia classica non riescono ad adeguarsi alla realtà, a vedere i fenomeni sociali e culturali così come sono oggi: nessun passo avanti sulle coppie di fatto, sul ruolo delle donne nella famiglia e anche nella Chiesa, come sulla evidenza e numerosità degli abusi perpetrati dagli ecclesiastici di vario livello.
La posizione netta sulla famiglia classica rappresentata dal matrimonio tra uomo e donna e conseguente procreazione, fa scordare alla Chiesa che è in quella famiglia che si compiono oggi la maggior parte delle violenze sulle donne, anche gravi e ripetute. Ma non solo sulle donne: sui soggetti deboli, bambini, anziani, disabili. Come è possibile che non ci si renda conto che queste posizioni legittimano queste violenze ?
I cambiamenti della famiglia sono evidenti. Molti giovani restano nella famiglia fino a oltre 30 anni, spesso senza lavoro e progettualità e magari mantenuti dalle pensioni dei genitori. Gli anziani aumentano di numero e vivono fortunatamente più a lungo e sono da seguire, ma i servizi non sono adeguati. E poi è sempre più complesso il ruolo del pater familias, che si sente privato del riferimento della dimensione di padre-padrone ma soprattutto è rimasto senza più lo status di lavoratore stabile, quindi garante del benessere familiare. Il problema è che qualcuno non riesce a riconoscersi nella nuova condizione e sempre più spesso sfoga la propria frustrazione proprio sulle donne.
Tornando al tema delle violenze su bambini e minori, la CEI dimentica oltre all’etica cristiana che obbliga a denunciare le violenze, anche l’etica civile, che ha prodotto la Convention on the Rigths of the Child (Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza) approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite fin dal 20 novembre 1989. Costruita armonizzando differenti esperienze culturali e giuridiche, la convenzione enuncia i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i bambini e a tutte le bambine del mondo.
In particolare l’articolo 19 recita: < … (gli stati) adottano ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale…  per tutto il tempo in cui è affidato all’uno o all’altro, o a entrambi i genitori, al suo tutore legale oppure a ogni altra persona che abbia il suo affidamento>.
Forse la negazione di intere parti di realtà più che un meccanismo di difesa inconscio, è un coscientissimo escamotage  italiano. E’ accaduto con Berlusconi il cui percorso era così pieno di eventi border line, o oltre il border, da portarlo a negare il ruolo stesso dei giudici. Ora si segue lo stesso processo con il Vaticano che, zeppo di scandali legati alla pedofilia, finge che la realtà non esista?

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