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domenica 17 luglio 2011

Afghanistan: ma quale pace! di Massimo Fini

Con Roberto Marchini i caduti italiani in Afghanistan sono saliti a 40. Cifra che impressiona ma che, in dieci anni di guerra, non è particolarmente rilevante. I danesi, con un contingente che è un quarto del nostro, ne hanno avuti altrettanti. Gli inglesi 364 su 9500 (stime ad aprile) cioè, proporzionalmente, il quintuplo degli italiani. È la logica e oserei dire anche l’etica, della guerra dove lo speciale diritto di uccidere ha come contraltare la possibilità di essere, altrettanto legittimamente, uccisi. Per questo danno fastidio le consuete e ipocrite geremiadi istituzionali quando un soldato italiano muore in Afghanistan come se si trattasse di qualcosa di inaccettabile, di inesplicabile. Le Tv zoommano sul dolore dei genitori, delle mogli, dei fratelli, dei figli. Ma anche i Talebani e gli insorti hanno genitori, mogli, fratelli e figli e ne sono morti più di 30 mila. Poi ci sono circa 60 mila vittime civili afgane provocate in gran parte dai bombardamenti della Nato (almeno fino al 2009, secondo un rapporto Onu) o indirettamente dalla reazione degli insorti...
continua... http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/17/ma-quale-pace-

PS: copio/incollo<<quando la smetteranno con i funerali di stato in pompa magna ad ogni caduto: mi sembra una presa in giro e un obbligo mediatico ipocrita, di cui siamo tutti prigionieri.
è guerra e come tale va affrontata: non sono incidenti imprevedibili e le lacrime spettano solo ai familiari.
la grancassa mediatica urta la sensibilità di molti.
se fossi un parente pretenderei il funerale privato, per pudore: il rischio era calcolato, le ragioni sono economiche o forse anche quella tutta personale di fare “davvero” il soldato.
comunque motivazioni ben lontane da quelle della nomenklatura schierata a rendere gli onori di facciata.>>
Buona domenica, da umberto marabese

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