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venerdì 15 aprile 2011

Nell'anno del referendum di Mirafiori, nessuno dalle fabbriche nella lista che sosterrà Fassino

Nessun esponente dalle fabbriche nella lista che sosterrà Fassino, nell'anno del referendum di Mirafiori. l'On.Boccuzzi: “Sono perplesso”.

Quaranta candidati e neanche un operaio. A spulciarla bene la lista del Partito democratico palesa  l’evoluzione di una formazione politica che in meno di un ventennio ha cambiato nome, simboli e soprattutto l’elettorato di riferimento: quello che i pubblicitari definiscono il target. Negli anni Settanta il 60 per cento degli iscritti al Pci proveniva direttamente dalle fabbriche, oggi non c’è neanche un loro rappresentante nella lista che sosterrà Piero Fassino.

Il principale partito del centrosinistra, erede del grande Partito comunista italiano, che meno di tre anni fa, aveva spedito in Parlamento Antonio Boccuzzi, l’operaio scampato al rogo della Thyssen Krupp, ha deciso di escludere le tute blu dalle amministrative torinesi, puntando sulla comitiva dei tanti consiglieri e assessori uscenti, oltre a esponenti delle professioni e dell’associazionismo. Segno dei tempi che cambiano, di un sempre più marcato “cambio di destinazione d’uso” di questa città, sempre più terziarizzata e votata al turismo, meno all’industria. O forse è la testimonianza di una continua perdita di appeal all’interno delle fabbriche, dove ormai comandano Lega e i partiti della sinistra (Sel e Fds)? «Non saprei spiegare questa scelta – argomenta Boccuzzi – Il Pd ha ancora tanti iscritti che provengono dalle fabbriche, in una città che è stata e vuole tornare a essere “Capitale del lavoro” non può mancare un operaio».

Eppure il partito che si appresta ad amministrare questa città, in uno degli anni più duri della classe operaia torinese, lacerata dal referendum di Mirafiori, ha deciso di lasciarla senza rappresentanti in Sala Rossa e di voltare pagina rispetto a un passato ormai definitivamente archiviato.

PS: E poi qualcuno si butta a destra.......
Un saluto da Umberto Marabese.

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