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giovedì 21 aprile 2011

Dal blog di Paolo Farinella, sacerdote:"Primo Maggio: il furto papale".


Paolo Farinella 
di don Paolo Farinella.
Il 1° maggio, universalmente giorno dedicato ai lavoratori, in Italia è stato requisito dalla gerarchia cattolica, segnatamente dal Vaticano che ha deciso di beatificare Giovanni Paolo II, il papa polacco, in questo giorno, con una volontà di prevaricazione ostentata e con l’intenzione di oscurare con una massa religiosa il 1° maggio laico, contrapponendo due celebrazioni, laica e cattolica, in modo artificiale e polemico.

E’ vero che il papa polacco fu un operaio. Lo fu solo per un anno o poco più. Non si può quindi dire che fu un «operaio», ma piuttosto che fece una esperienza di lavoro. Vendere questa esperienza come uno status qualificante è falso e mistificatorio. Non è degno di chi crede comportarsi così.

Beatificare il papa polacco può rientrare anche negli affari interni alla gerarchia cattolica, ma è certo che una gran parte della Chiesa non partecipa a questa operazione di marketing della religione per risollevare le sorti di una religiosità languente. Non è così che si testimonia la fede, così la si uccide soltanto perché questo genere di eventi mettono in evidenza l’esteriorità: le grandi masse, i numeri, il folclore, l’illusione di dire che «erano in tanti» come sinonimo di richiesta di religione. Siamo in pieno paganesimo religioso perché si sfrutta il sentimentalismo per affermare una visibilità che nasconde il vuoto e il paganesimo dello stesso personale clericale....
continua........
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/21/primo-maggio-il-furto-papale/106066/

commento di Giuseppe Russo scrive:
L’ammiro per il suo coraggio e la sua schiettezza. Più d’una volta mi son domandato cosa c’azzecca questo stuolo di affaristi, lenoni, politicanti e ladri in ‘divisa’ vaticana (ossia vestiti diversamente per ‘dividersi’ deliberatamente dagli altri) con quei tredici Cristi vestiti di stracci che cenando intorno a un tavolo andavano a morte per le loro idee.
Un saluto da Umberto Marabese

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