L’intervento in Libia sembra scivolare inesorabilmente verso la guerra aperta. Con la scusa della protezione dei civili si sta attuando una forte intromissione negli affari interni della Libia, per far pendere la bilancia dal lato degli insorti.
Al di là dell’ipocrisia sulla protezione dei diritti umani, è chiaro che sono determinanti gli interessi dell’Occidente, in particolare delle ex potenze colonialiste Francia e Gran Bretagna, ma anche degli Stati Uniti e dell’Italia, più voltagabbana che mai e che a suo tempo sterminò buona parte della popolazione libica in occasione della sua tardiva avventura coloniale.
Il giochino è sempre lo stesso, già attuato con successo con Saddam Hussein e altri prima di lui: si prende un dittatore, lo si riempie di armamenti, se ne tollerano gli abusi e la repressione per molti anni, salvo poi intervenire militarmente per riaffermare la potenza delle armi con il pretesto della protezione dei diritti umani violati…. In realtà se le potenze occidentali fossero state animate da una genuina volontà democratica avrebbero dovuto dimostrarlo da tempo, e del resto oggi di fronte ai massacri nello Yemen e in Bahrein si limitano a qualche comunicato.
Francia e Gran Bretagna sostengono che Gheddafi abbia violato il cessate il fuoco imposto dalla risoluzione n. 1973, ma in realtà non c’è modo di verificare obiettivamente se questa situazione si sia effettivamente prodotta, data anche l’assenza di osservatori imparziali sul terreno. Non siamo di fronte ad una semplice no-fly zone ma a un’azione militare su larga scala volta a colpire le truppe di terra. Era questo, con ogni evidenza, il vero intento di Francia e Gran Bretagna al di là della fraseologia vaga e indeterminata della risoluzione n. 1973. Sarkozy riscuote in questo senso, con l’esultanza degli insorti libici che inneggiano al suo nome, i dividendi politici dell’azione militare, recuperando in tal modo terreno in Nordafrica dopo aver sostenuto fino all’ultimo il primo dei tiranni arabi a cadere, il tunisino Ben Alì.
Non si può non condividere il giudizio del ministro degli Esteri tedesco Westerwelle, secondo il quale quella degli interventi chirurgicamente mirati è un’altra grossa balla, dato che vittime civili ce ne sono sempre. Quello della “guerra umanitaria” è quindi un crudele e paradossale ossimoro, privo di qualsiasi senso logico, nulla di più…
Particolarmente grave e vergognosa la protezione dell’Italia che, dopo aver coccolato per molti anni Gheddafi scende oggi baldanzosa in campo, non limitandosi ad offrire le proprie basi, il che già sarebbe di per sé grave, ma partecipando attivamente all’azione militare.
Occorre tuttavia rammentare che, nella Costituzione italiana, è presente un art. 11 che contiene il ripudio della guerra. Una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non può evidentemente di per sé travolgere il presidio normativo contenuto in questo articolo, specie se l’azione militare sul terreno tendesse ad assumere, come purtroppo potrebbe verificarsi anche in tempi brevi, le sembianze di una guerra vera e propria.
Al di là dell’ipocrisia sulla protezione dei diritti umani, è chiaro che sono determinanti gli interessi dell’Occidente, in particolare delle ex potenze colonialiste Francia e Gran Bretagna, ma anche degli Stati Uniti e dell’Italia, più voltagabbana che mai e che a suo tempo sterminò buona parte della popolazione libica in occasione della sua tardiva avventura coloniale.
Il giochino è sempre lo stesso, già attuato con successo con Saddam Hussein e altri prima di lui: si prende un dittatore, lo si riempie di armamenti, se ne tollerano gli abusi e la repressione per molti anni, salvo poi intervenire militarmente per riaffermare la potenza delle armi con il pretesto della protezione dei diritti umani violati…. In realtà se le potenze occidentali fossero state animate da una genuina volontà democratica avrebbero dovuto dimostrarlo da tempo, e del resto oggi di fronte ai massacri nello Yemen e in Bahrein si limitano a qualche comunicato.
Francia e Gran Bretagna sostengono che Gheddafi abbia violato il cessate il fuoco imposto dalla risoluzione n. 1973, ma in realtà non c’è modo di verificare obiettivamente se questa situazione si sia effettivamente prodotta, data anche l’assenza di osservatori imparziali sul terreno. Non siamo di fronte ad una semplice no-fly zone ma a un’azione militare su larga scala volta a colpire le truppe di terra. Era questo, con ogni evidenza, il vero intento di Francia e Gran Bretagna al di là della fraseologia vaga e indeterminata della risoluzione n. 1973. Sarkozy riscuote in questo senso, con l’esultanza degli insorti libici che inneggiano al suo nome, i dividendi politici dell’azione militare, recuperando in tal modo terreno in Nordafrica dopo aver sostenuto fino all’ultimo il primo dei tiranni arabi a cadere, il tunisino Ben Alì.
Non si può non condividere il giudizio del ministro degli Esteri tedesco Westerwelle, secondo il quale quella degli interventi chirurgicamente mirati è un’altra grossa balla, dato che vittime civili ce ne sono sempre. Quello della “guerra umanitaria” è quindi un crudele e paradossale ossimoro, privo di qualsiasi senso logico, nulla di più…
Particolarmente grave e vergognosa la protezione dell’Italia che, dopo aver coccolato per molti anni Gheddafi scende oggi baldanzosa in campo, non limitandosi ad offrire le proprie basi, il che già sarebbe di per sé grave, ma partecipando attivamente all’azione militare.
Occorre tuttavia rammentare che, nella Costituzione italiana, è presente un art. 11 che contiene il ripudio della guerra. Una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non può evidentemente di per sé travolgere il presidio normativo contenuto in questo articolo, specie se l’azione militare sul terreno tendesse ad assumere, come purtroppo potrebbe verificarsi anche in tempi brevi, le sembianze di una guerra vera e propria.
PS: Vergogna a quei Parlamentari, a quei Partiti, a quei lider-finti, che non vi siete opposti a questa guerra, a voi che tradite la Costituzione e i "patti tra Nazioni sovrane"! VERGOGNA!
Un saluto da Umberto Marabese.
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