giovedì 10 marzo 2011. KABULLa popolazione civile continua a pagare un prezzo molto alto negli sforzi di pacificazione dell’Afghanistan, come attesta il Rapporto annuale della Missione delle Nazioni Unite di assistenza (Unama) presentato oggi a Kabul, e anzi nel 2010 questo problema ha toccato picchi mai raggiunti durante il conflitto cominciato nel 2001 con l’avvio della missione Enduring Freedom.
Il dramma delle vittime civili afghane è un tema sempre presente nelle cronache degli scontri fra la Coalizione internazionale e le fazioni armate, soprattutto talebani, sia per i sanguinosi attentati organizzati dagli insorti con kamikaze e artigianali mine, sia per gli «errori» di recente più numerosi del solito della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato). Comunque il Rapporto dell’Onu, elaborato insieme alla Commissione indipendente afghana per i diritti umani, attesta cifre alla mano che il 2010 è stato , con 2.777 vittime, l’anno più cruento per i civili nel decennale conflitto......continua...... http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/392407/
Torno da questo reportage in Afghanistan con alcuni apprendimenti che credo possa essere utile trasferire in questo blog, perchè vi si possa riflettere.
1) Era la prima volta che lavoravo in una condizione di embedding, cioè inserito ufficialmente all'interno di una struttura militare. Ho dovuto subire alcune limitazioni ("No, non possiamo portarLa dove Lei chiede perchè non vi sono le condizioni logistiche adatte") che, se avessi dovuto agire come sempre ho fatto, cioè con la mia unica responsabilità, non avrei dovuto accettare, anche se questo avrebbe comportato la assunzione di un rischio molto elevato. Ma il rischio fa parto del lavoro che ho scelto di fare. per testimoniare una realtà difficile e sottoposta a forze elevate di condizionamento.
2) Stare per un qualche tempo all'interno di una formazione militare (le truppe italiane) mi ha consentito di poter esprimere con qualche credibilità un giudizio sul comportamento di questa formazione. Penso di poter affermare appoggiandomi a fati.......continua......
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp
PS: noi italiani reclamiamo perchè uno stato indipendente e sovrano stà combattendo per tenere la sua sovranità. Reclamiamo perchè questo porta a massacri che io ripudio. Reclamiamo per l'uso di armi contro il popolo e io lo condanno. Reclamiamo perchè il popolo vuole essere libero nel proprio paese e non sottomesso e io sono d'accordo: ma noi italiani, cosa stiamo facendo in Afghanistan? La pace non si porta con le armi, e il resoconto dei due articoli ne sono testimoni. Chi ci rimette sono sempre e solo i civili.
Un saluto da Umberto Marabese.
Il dramma delle vittime civili afghane è un tema sempre presente nelle cronache degli scontri fra la Coalizione internazionale e le fazioni armate, soprattutto talebani, sia per i sanguinosi attentati organizzati dagli insorti con kamikaze e artigianali mine, sia per gli «errori» di recente più numerosi del solito della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato). Comunque il Rapporto dell’Onu, elaborato insieme alla Commissione indipendente afghana per i diritti umani, attesta cifre alla mano che il 2010 è stato , con 2.777 vittime, l’anno più cruento per i civili nel decennale conflitto......continua...... http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/392407/
Torno da questo reportage in Afghanistan con alcuni apprendimenti che credo possa essere utile trasferire in questo blog, perchè vi si possa riflettere.
1) Era la prima volta che lavoravo in una condizione di embedding, cioè inserito ufficialmente all'interno di una struttura militare. Ho dovuto subire alcune limitazioni ("No, non possiamo portarLa dove Lei chiede perchè non vi sono le condizioni logistiche adatte") che, se avessi dovuto agire come sempre ho fatto, cioè con la mia unica responsabilità, non avrei dovuto accettare, anche se questo avrebbe comportato la assunzione di un rischio molto elevato. Ma il rischio fa parto del lavoro che ho scelto di fare. per testimoniare una realtà difficile e sottoposta a forze elevate di condizionamento.
2) Stare per un qualche tempo all'interno di una formazione militare (le truppe italiane) mi ha consentito di poter esprimere con qualche credibilità un giudizio sul comportamento di questa formazione. Penso di poter affermare appoggiandomi a fati.......continua......
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp
PS: noi italiani reclamiamo perchè uno stato indipendente e sovrano stà combattendo per tenere la sua sovranità. Reclamiamo perchè questo porta a massacri che io ripudio. Reclamiamo per l'uso di armi contro il popolo e io lo condanno. Reclamiamo perchè il popolo vuole essere libero nel proprio paese e non sottomesso e io sono d'accordo: ma noi italiani, cosa stiamo facendo in Afghanistan? La pace non si porta con le armi, e il resoconto dei due articoli ne sono testimoni. Chi ci rimette sono sempre e solo i civili.
Un saluto da Umberto Marabese.
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